Quando
arriva il momento mi tolgo le cuffie e le ripongo vicino al mouse,
facendo attenzione a non intrecciare il filo che le collega al
computer, poi indosso il cappotto ed esco dall'ufficio. Attraverso la
strada e mi fermo dal fruttivendolo a comprare tre mandarini. Cammino
quindi con in mano la busta di carta con la frutta e mi dirigo verso
il Tevere. Quando è nuvoloso, come oggi, guardo il cielo perché è
più affascinante del traffico. Quando è sereno invece preferisco
guardare le auto che sfrecciano veloci e intossicano l'aria. Che sia
nuvoloso o sereno dopo pochi minuti arrivo sul ponte di Via del Porto
Fluviale e mi appoggio sulla barriera di ferro di fronte al
Gazometro. Prendo quindi altre cuffie, ma questa volta sono
auricolari, e inserisco il jack nello smartphone. Quindi inizio ad
ascoltare un album di Miles Davis. Ultimamente mi sono fissato con In
a Silent Way. Il suono avvolgente della tromba si mescola al rumore
del traffico, creando un curioso remix postmoderno. Poi prendo il
primo mandarino dalla busta di carta, lo sbuccio con noncuranza e
mangio uno spicchio dopo l'altro. Il tutto guardando il gazometro.
Questa
struttura metallica imponente non riesce a lasciarti indifferente,
cattura lo sguardo anche quando vuoi guardare altrove. Quando capisci
che non puoi fare altrimenti smetti di contrastarti e rimani lì a
fissarlo. Lo fissi mentre pensi ai tuoi sensi di colpa preventivi, al
dubbio se riuscirai ad essere un bravo genitore, se riuscirai a dare
a tuo figlio quello di cui ha bisogno, se già ora sei troppo
presente o troppo poco. Non
lavori abbastanza - servono più soldi - o - lavori troppo - ha
bisogno di maggiore tempo da dedicargli. I
pensieri fluiscono veloci, così come le auto dietro di te. La tromba
invece procede lenta e fluida. E il gazometro infine è fermo,
immobile. Immobile come te di fronte a lui. Finché non comincia a
piovere e decidi di tornare in ufficio, con ancora due mandarini da
mangiare.